penetrare nell'arte


26.11.12

Penetrabile del museo Jesús Soto.  foto:  www.venezuelatuya.com
Ieri, domenica, una splendida giornata primaverile nella Roma di fine novembre, siamo usciti in famiglia per andare al museo.  Destinazione:  la Gnam, che recentemente ha aperto dei percorsi d'arte per bambini che io non vedevo l'ora di testare.

L'esperienza è stata bella e soprattutto entusiasmante per la mia figlia di sei anni che ha seguito il percorso della mostra di Paul Klee con grande interesse, mentre noi ci infilavamo dentro la foresta colorata di Gino Marotta con i due terremoti.  Ma il motivo per il quale scrivo questo post è invece un dettaglio minore, e sicuramente del tutto marginale alla mostra e all'esperienza del laboratorio, che ho trovato interessante e soprattutto da applaudire e sostenere per essere una iniziativa volta ad aprire gli spazi culturali ai bambini, futuri cittadini "consumatori" (si spera) di cultura.
Dunque l'oggetto del mio interesse è stato un'istallazione posta alla fine della sala centrale del piano di arrivo, nel bivio del corridoio trasversale che porta, a destra e sinistra, alle sale superiori.  Qui hanno costruito un semplicissimo telaio in legno, largo quanto il corridoio, quindi, penso, un paio di metri, che regge una serie di fasce di plastica verde pendenti dall'alto fino ad arrivare al pavimento.  Una specie di gigantesca cortina, un ambito di passaggio definito da questa specie di "filtro" da attraversare necessariamente per passare da un punto all'altro.  Non ho trovato nessuna targa che lo identificasse.  Lo segnalo perchè è stato indubbiamente l'oggetto di maggiore interesse dei miei piccoli (di tutti e tre) ma più precisamente perchè mi ha riportato in maniera diretta e senza intermediari a uno dei ricordi più belli della mia infanzia.




Penetrabile del museo Jesús Soto.  foto:  www.venezuelatuya.com
A questo oggetto senza targa io sono riuscita a dargli un nome.  Si chiama "penetrable" (in spagnolo, "penetrabile" in italiano) e il suo creatore è stato Jesùs Soto, forse l'artista venezuelano di maggior portata internazionale e uno dei maggiori esponenti, se non il padre, del "Cinetismo".  Jesùs Soto nasce a Ciudad Bolivar nel 1923 e muore a Parigi, dove aveva vissuto dal 1950 nel 2005.   Con una vastissima produzione artistica,  tra le sue invenzioni più coerenti da un punto di vista concettuale e formale e sicuramente di maggiore impatto al pubblico sono stati proprio i "penetrables" del 1967.  

Penetrabile del museo Jesús Soto.  foto:  www.venezuelatuya.com
Da bambina, in quelle giornate domenicali in cui realizzavamo le nostre escursioni museali con mio padre, ricordo nitidamente questo oggetto.  Nel passaggio che collegava la Galleria di Arte Nazionale di Caracas con la Cinemateca Nazionale c'era un penetrabile giallo.  Lo avrò attraversato un migliaio di volte.  Potevo ripercorrerlo su e giù senza stancarmi, così come i miei figli ieri, che sono stati strappati quasi con forza dai suoi fili pendenti.  Non potrei definire cosa era per me questa esperienza sensoriale.  Ricordo semplicemente il piacere di attraversarlo e basta, quello sbattersi senza dolore contro i fili di plastica, quel intravedere l'altra parte sfumata e di contorni incerti.  Era come stare immersi in una pioggia asciuta, come entrare in un tunnel che portava ad un'altra dimensione temporale.  E quello che ricordo è che c'era un prima e un dopo, come se questa esperienza segnasse effettivamente un passaggio, ma un passaggio di tipo emotivo.  

E' questo "passaggio emotivo" secondo me quello che interessa all'arte, quello che a noi interessa dell'arte.  E quando dico "noi" intendo tutti, naturalmente bambini compressi.  

Penetrabile del museo Jesús Soto.  foto:  www.venezuelatuya.com
Ai bambini interessa l'arte in quanto è un terreno libero, e sempre fertile, di espressività, proprio come loro. Sono tanti e sempre più numerosi gli argomenti che trattano il rapporto tra i bambini e l'arte;  l'arte gioca un ruolo sempre più importante nella formazione (fondamentale nei paesi nordici, un po' meno negli altri paesi europei) dei bambini in età scolastica; da Bruno Munari a questa parte abbiamo scoperto che si può "giocare con l'arte".  Ma soprattutto ai bambini dev'essere permesso (e sostenuto) vivere l'esperienza dell'arte.  Delle volte questa esperienza riesce ad essere un'esaltazione, demarca un forte "passaggio emotivo". Quando è così, e soprattutto quando succede nell'infanzia, diventa un'esperienza memorabile e ti rimane per tutta la vita.  






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