oro al think tank!


4.9.12









Si torna a casa... dopo una lunga vacanza si rientra a studio freschi e ricaricati... e anche se in  apparenza lontana dai temi legati a Kid's modulor, faccio una parentesi per ripartire con una notizia interessante... l'assegnazione del leone d'Oro della Biennale di Architettura di Venezia all'installazione "Torre de David", del gruppo Urban-Think Tank (Alfredo Brillembourg e Hubert Klumpner) fotografie di  Iwan Baan e curata da  Justin McGuirk.  La notizia poi mi tocca direttamente perchè si tratta di una installazione su Caracas (la mia città). 
L’allestimento Gran Horizonte è un vero e proprio bar. Funzionante. La storia, arrivata sull’importante palcoscenico della Biennale Architettura di Venezia, è nota: Torre David, un grattacielo di 45 piani mai terminato nel centro di Caracas, è stato trasformato dall’occupazione legale di 750 famiglie.
Urban-Think Tank ha studiato e documentato, attraverso le immagini del fotografo olandese e alcuni video, questa storia straordinaria. Un modello potenziale per comunità informali verticali. Un esempio di organizzazione e sviluppo dal basso. La dimostrazione di come il futuro dello sviluppo urbano stia nella collaborazione tra architetti, imprese private e la popolazione.
Il direttore David Chipperfield con questo invito ha voluto affermare con forza uno dei principi più importanti della sua Mostra: l’architettura è un fatto sociale, che nasce da istanze reali. Portando il bar alle Corderie si è voluto restituire l’idea di occupazione di uno spazio (dinamica ricorrente a questa biennale) con una funzione vitale e aggregante.

Ma a prescindere dal mio intimo legame con questo progetto quello che mi sembra più interessante è un'altro fatto:  E' quello di premiare un'architettura che non c'è, un'architettura mancata.  L'altro riconoscimento:  leone d'oro al padiglione del Giappone con il progetto "Home-for-All" curato dall'arch. Toyo-ito con la collaborazione di Kumiko Inui, Sou Fujimoto e Akihisa Hirata e il fotografo Naoya Hatakeyama, che prende vita dalla macerie delle città spazzate via subito dopo il terremoto-tsunami giapponese del 2011 coinvolgiendo gli architetti, designer e artigiani della zona in un'aperta discussione, parla infatti della stessa cosa:  è lo sguardo diretto verso il vuoto, là dove l'architettura irrinunciabilmente SERVE.  Sembra che Chipperfield voglia ridare all'architettura la sua qualità "dignificatoria" in quanto è capace di generare una trasformazione sociale da uno stato di degrado generale.  Quindi non più un'architettura della "rappresentazione", dell'esaltazione formale e tecnologica, ma "al servizio dell'umano".
I due progetti, in effetti, hanno numerose cose in comune:  parlano dell'urgenza di un'architettura e si attivano in forme simili per soccorrere l'emergenza:  ascoltare gli abitanti del luogo in primo piano e proporre soluzioni che tengano conto dei reali bisogni delle persone.  Ci propongono la figura di un'architetto a portata di mano, di un professionista che dialoga con le persone in senso orizzontale, e dove il "cliente" non è più una figura individuale ma una comunità.  E sembra che infine arrivano più o meno alla stessa soluzione:  lo spazio comune, il luogo di aggregazione dove la collaborazione tra le persone diventa lo strumento indispensabile per la costruzione di una speranza.
Una nota interessante:  A maggio del 2011, subito dopo il disastro nel Giappone, Toyo-ito e il gruppo di architetti che lavoravano alla ricostruzione lanciò un appello pubblico diretto agli "architetti, studenti di architettura e bambini" per proporre soluzioni per la "House-for-all".  Sono stati loro, i bambini del luogo, a dare un importante contributo nelle progettazione di queste case per tutti.  Sul argomento è interessante l'intervista a Toyo Ito pubblicata sulla rivista Domus. Vi consiglio vivamente la lettura!.

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