rumori dell' inizio...


10.1.14


Cominciamo l'anno con un gioco. Uno in particolare che mi è molto caro:  il domino.




Da ragazza, quando cominciava a sbocciare la mia adolescenza, ho imparato a giocare, ed ad amare, il domino.  Non è un gioco proprio semplice, in realtà, come potrebbe sembrare, e tanto meno banale.  Forse per quello mi piace tanto.

Il domino è un gioco di complicità, di memoria, di grande attenzione e (sì, proprio come piace a me), di matematica.  Il vero giocatore di domino SA, al secondo o terzo giro, quali sono i pezzi in possesso degli altri perchè conta e perchè ricorda ogni mossa.

Quando avevo più o meno dodici o tredici anni andavo quasi ogni pomeriggio a un club di tennis vicino casa nostra.  Un piccolo club privato.  A Caracas era un po' così, e lo è sempre di più, purtroppo:  la vita scorre passando attraverso diversi ambienti "sicuri"e "blindati":  la casa, la macchina, la scuola, il centro commerciale, il club privato.  Se avete letto le notizie dei giorni scorsi capirete perché.  Forse un giorno vi parlerò anche di questo,  ma  adesso torniamo a noi.  Ci incontravamo un gruppo di ragazzi, cominciavamo tutti a imparare a riconoscere i nostri corpi, a conoscerci e a relazionarci,  e quando i pomeriggi non trascorrevano semplicemente in chiachiere o ad ascoltare la musica, giocavamo a domino.

Facevamo a turni.  La coppia vincente rimaneva seduta, la perdente lasciava il passo a due nuovi avversari.  Io e mia sorella eravamo una coppia.  Abbiamo imparato a giocare tra prese in giro degli altri, errori clamorosi, colpi di fortuna e piccole lezioni che si sommavano di volta in volta fino a farci diventare consapevoli di ogni mossa.  Abbiamo anche imparato a capirci, a sostenerci nel gioco, ad aiutarci.



Il gioco che vi presento oggi è un domino per bambini, come esistono in migliaia di versioni, ma
in particolare questo di figure geometriche stampate su pezzi di legno massello lo trovo molto bello, non soltanto per la sua grafica, ma per la sua consistenza.  Ogni singolo pezzo può essere afferrato da una piccola manina che ne percepisce la pesantezza, il calore del legno, la sua intramontabile solidità, e anche il suo rumore.





Al inzio di ogni partita i pezzi vengono capovolti sul tavolo per mischiarli.  Nello scontrasi e nel scivolare sulla superficie del tavolo si produce un enorme rumore.  E' il rumore che spezza la partita giocata da quella che sta per cominciare, che precede al silenzio.  Fa parte del gioco stesso e i bambini lo adorano.  Anch'io lo adoro, era una della cose che mi piaceva di più del domino:  i sui ritmi erano anche sonori. E in questo rumore c'era anche una forma di liberazione.

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Prendo i miei pezzi e li capovolgo, li giro, li faccio scontrarsi... e ricomincio.

Buon inizio d'anno a tutti!












11 commenti:

  1. finalmente trovo il tempo di lasciarti qui due righe.
    piacere, sono Shaula.
    ti ho scoperta poco prima di natale e un po' alla volta ti sto leggendo tutta a ritroso.
    e mi piaci un sacco.
    mi piace quel che fai e proponi.
    mi piace leggere di un gioco e trovarci piccoli pezzi di vissuta, il racconto di qualcosa in più,qualcosa d'altro.
    a presto.

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    1. Grazie!... che bello cominciare così, con sinceri apprezzamenti!. Ho scoperto anch'io il tuo blog e ti seguo. a presto,

      Adriana.

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  2. buon inizio a te! e quanto mi diverte l'idea sonora del domino:non ci avevo mai pensato...
    a questo punto aspetto trepidante, quando ne avrai voglia, un post su caracas...
    grazie e a presto
    f.

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    1. Ciao Federica!, Buon anno!... del domino questa è una delle cose più piecevoli per me... quando ho sentito il rumore dei pezzi di questo che ho comprato per i miei bambini mi sono riportata indietro nel tempo!.
      Chi sa, si, forse un giorno scriverò su Caracas, ma è un tasto dolente...

      Un abbraccio!,

      Adriana.

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  3. immagino che per te Caracas sia un argomento molto speciale e anche dolente, scusami ti ho invitato per puro egoismo: ho scoperto che adoro sentire i tuoi racconti ..

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    1. carissima... con grande piacere ti racconterò qualcosa sulla mia Caracas... è vero che è dolente... soprattutto perché la città che io ho lasciato no c'è quasi più.... ma è sempre così, non si può andare due volte allo stesso fiume, perché il fiume non è uguale e noi stessi non siamo uguali. Ci penserò!. Un abbraccio.

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  4. condivido tutto quello che ti hanno scritto nei commenti: che i tuoi post sono belli perchè qualunque sia l'argomento si porta sempre dietro una parte più intima di te, e questo è nello perchè il modo che hai di raccontare i tuoi ricordi è un modo caldo, affettivo e capacissimo di destare empatia. ecco perchè anch'io, come federica, leggerò con piacere un tuo post su caracas, come su qualunque altra cosa della tua storia in un posto lontano (ma anche quello più vicino!).

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    1. Cara Serena, grazie!... mi fa molto piacere scoprire che condividere qualcosa di mio sia così motivante per me e che possa interessare anche agli altri. A volte mi spaventa rendermi conto che questo blog sta diventando sempre più nostalgico... non so perché ma trovo in questo spazio il luogo dove far coincidere il mio bagaglio di ricordi e le inspirazioni per le cose che vorrei fare... non so se questo mi porterà da qualche parte ma in qualche modo quello è un po' la piega che viene fuori, e mi fa piacere che nel condividerla trovo persone con le quali entrare in empatia. Un forte abbraccio e buon anno!

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  5. è che certe volte i ricordi uno non sa dove metterli! e tu ne hai così tanti!!

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  6. "la sua intramontabile solidità"...è proprio così, sia per l'utilizzo del legno, sia del gioco stesso del domino.Bello.

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