Una casa Kid's friendly. La cameretta. Parte II. Vestirsi


5.3.14

Oggi mamma logopedista non potrà ospitarci. Il 1 marzo è stata la giornata mondiale della logopedia e lei ha deciso di dedicare il suo blog  a temi legati esclusivamente a questo argomento per tutto il mese, raccogliendo contributi di altri colleghi e famiglie.  Andate a dare un'occhiata... troverete cose molto interessanti. 

Allora Una casa Kid's friendly oggi resta a casa!

Montessori o non Montessori?
Mi trovo spesso a nominare Maria Montessori quando si tratta di parlare di spazi “a misura di bambino”.  Non sono certo l’unica.  Perché mi sembra oramai scontato dirlo, piuttosto a volte mi viene da chiedermi quanto sia effettivamente montessoriano l’approccio al bambino da parte di un genitore e se questo è veramente importante. 

Non credo che la maggior parte delle persone che scrivono sulla progettazione di spazi “a misura di bambino” abbiano una formazione montessoriana.  Non ce l’ho neanche io, e non credo sia necessario.  Per essere un genitore non serve “formarsi”, bisogna solo “essere” genitore. 
Il metodo Montessori poi è particolarmente rigoroso e di un altissimo livello di esigenza sia nei confronti dei bambini che degli adulti ed è proprio questo aspetto quello che ha suscitato maggiori critiche da parte di molti pedagoghi che lo ritenevano eccessivamente rigido. 
Allora mi viene da chiedermi:  siamo veramente montessoriane?, e se non è così, con quale proprietà possiamo allora parlare di Montessori?. 
Siamo una generazione di genitori iper-informati, abbiamo a nostra disposizione libri, riviste e soprattutto una sempre più crescente offerta di riferimenti su internet che rispondono ad ogni nostro dubbio, che ci danno dritte e luci sul come comportarci davanti ai capricci, alla pappa, al sonno, allo studio, alle malattie, … a come arredare la stanza.   Tutto questo aumenta notevolmente le nostre aspettative come genitori:  non possiamo fallire, abbiamo apparentemente tutto il necessario per diventare “perfetti”.  Ma a volte mi viene da chiedermi quanto tutta questa marea di informazioni non vada in contrasto con la nostra naturale capacità istintiva di trovare le risposte utilizzando semplicemente il nostro buon senso.  Questo non vuol dire che non sia giusto essere consapevoli di come siamo come genitori, e più precisamente di quale vogliamo che sia il nostro “progetto educativo” per i nostri figli, ma credo che queste risposte sia giusto trovarle “all' interno” di noi stessi. 
La fascinazione che suscita il metodo Montessori (non c’è da dirlo, oramai, con internet, è alla portata di tutti) deriva dalla sua grandissima sensibilità nei confronti dei bambini, e più particolarmente dalla capacità di elaborare un mondo fisico, materiale, pensato per venire incontro ai loro impulsi vitali.  Credo che però possa esserci un duplice rischio nella sua massiccia diffusione.  Il primo è quello più tipico, e nel quale sicuramente incorriamo tutti: fare una lettura molto superficiale e non riuscire a comprendere quali sono le motivazioni più profonde di determinate scelte.  Il secondo deriva dal primo:  trovare degli ostacoli nel quotidiano e non sapere come gestirli, il che potrebbe aumentare il nostro senso di frustrazione e farci abbandonare i nostri tentativi “educativi”.
Non credo che per un genitore educare all’autonomia sia cercare di applicare, con strumenti in generale abbastanza approssimativi, il metodo Montessori.  Non si tratta di seguire regole o formule o di aspettarsi che il bambino a una determinata età sia in grado di fare un certo numero di cose da solo.  Credo invece che si tratti di più di aprire le nostre menti e i nostri cuori per cercare di cogliere quelli che possono essere i richiami dei bambini al loro istintivo impulso di crescere e di saper dargli un giusto tempo e spazio affinché loro possano svilupparlo. 
Probabilmente continuerò a nominare Montessori perché confesso che la sua scoperta per me, come per tanti, è stata illuminante, ma lo scopo non è quello di promuovere un metodo o di dare indicazioni su come comportarci in determinate situazioni.  Faccio riferimento a  lei perché le sue parole sono riuscite a toccare alcune corde interne, a suscitare in me una maggiore attenzione e sensibilità verso i bambini e i loro bisogni, ed è solo questo quello che vorrei trasmettervi.  Ogni genitore sarà poi in grado di trovare i propri modi, singolari e personali, per dargli risposte, e questi saranno i modi migliori perché autentici e in armonia con se stessi.
Vestirsi da soli.
Imparare a vestirsi da solo per un bambino piccolo è una grande conquista.  E’ un atto complesso che richiede una buona coordinazione motoria ed una progettualità dell’azione stessa del vestirsi non indifferente:  bisogna prima mettere le mutande, poi i calzini, poi i pantaloni con l’etichetta sul lato posteriore, poi la canottiera sempre con l’etichetta sul lato posteriore ecc, ecc.
Come madre di tre figli mi sembra evidente che la questione del vestirsi sia legata a un fattore determinante nelle nostre vite quotidiane:  il tempo.  Andiamo sempre di corsa, con i minuti contati, e non sempre abbiamo la pazienza e l’opportunità di rallentare e di assecondare i tempi dei bambini. E’ importante però essere consapevoli di ciò che il bambino perde con i nostri ritmi di vita accelerati:  importanti occasioni di apprendimento, di sviluppo psicomotorio e della formazione di una autostima che lo porti con la crescita a diventare sempre più sicuro delle proprie capacità. 
Se non è possibile concedere sempre il tempo necessario perché il bambino possa iniziare a vestirsi da solo (per esempio la mattina prima di andare al nido o a scuola), quanto meno possiamo cercare di offrirglielo quando abbiamo questa possibilità (la sera o il fine settimana).  Cerchiamo di vedere questa fase di apprendimento come un investimento anche per noi:  quando un bambino diventa autonomo diventiamo anche noi genitori più liberi. 
Quando iniziare?.  L’ideale sarebbe cogliere il momento in cui il bambino stesso desidera provarci.  A un certo punto succede (a due anni circa, dipende ovviamente dal bambino).  Di solito è più facile svestirsi che il contrario, e ci sono alcuni capi di abbigliamento che sono più immediati e facili da indossare, come per esempio i pantaloni o le mutande.  E’ importante non creare ostacoli a questi impulsi istintivi ma invece cercare di applaudirli e soprattutto di portarli a termine con successo in modo che il bambino sia motivato la volta successiva a riprovarci di nuovo.  Di solito quando un bambino si sente di poter fare una cosa si impegnerà fortemente per cercare di riuscirci e molto probabilmente sarà capace di farla.  Diamogli fiducia. 
Ovviamente ogni genitore troverà i modi per aiutarlo senza intervenire:  presentare i pantaloni in un certo modo e spiegare che l’etichetta va dietro, aprire il collo della maglietta perché loro possano prenderlo in mano ed infilare la testa per poi trovare le maniche,ecc.  Con il tempo il bambino sarà in grado anche di eseguire queste azioni di preparazione da solo. 
L’armadio.
Rendere accessibili gli oggetti di uso quotidiano ai bambini non vuol dire solo portarli alla giusta altezza ma soprattutto renderli comprensibili.   Avere un armadio ordinato e disporre i capi di abbigliamento  in una posizione che segua una sequenza logica può facilitare notevolmente la mappatura da parte dei bambini dei propri vestiti, e con ciò aiutarli ad appropriarsi dell' atto di vestirsi fin dal momento di scegliere i capi e prenderli direttamente dall’armadio. 
Si può cominciare, per esempio, con posizionare le mutande e i calzini nel cassetto più in basso e a seguire dalle canottiere, magliette, pantaloni, maglioni ed altri accessori.  Se poi questi vengono chiaramente identificati attraverso un disegno, trovarli sarà immediato per i bambini.  Ovviamente questo non è indispensabile ma può aiutare, soprattutto all’ inizio. 
Questa cassettiera è un esempio ben riuscito di questo tentativo, espresso anche in forma divertente e ironica. 
http://www.peterbristol.net/projects/training-dresser/
Più semplicemente si possono fare dei disegni e collocarli in corrispondenza ad ogni tipo di capo di abbigliamento. 


Per organizzare i vestiti personalmente preferisco le cassettiere a i bastoni con le stampelle.  Di solito questi rimangono ad una altezza  molto scomoda per i bambini piccoli, e le operazioni di togliere e, ancora di più, rimettere i capi sulle stampelle sono piuttosto complesse e possono essere frustranti.   Iniziamo con i vestiti piegati, sarà molto più facile chiedergli di prenderli e di rimetterli a posto.  Poi potremmo passare al uso delle stampelle.
Va detto però che sebbene sia giusto facilitare i movimenti dei bambini rendendoli immediati è anche vero che le azioni più complesse, come inserire una giacca in una stampella, siano una spinta all’evoluzione e alla crescita di un bambino. Possiamo valutare se lasciare una parte dell'abbigliamento, appunto le giacche per esempio, appese, e motivare il bambino ad un certo punto ad imparare ad utilizzarle.
Rendere grafici anche i passaggi del vestirsi può essere anche una guida utile ai bambini per imparare ad eseguire una sequenza che poi diventerà abitudine. 

Abbigliamento e scarpe.
Il vestirsi comporta tutta una serie di azioni che richiedono una manualità fine sviluppata.  Sono in sé un'occasione di allenamento per acquisirla.  Ce ne ha parlato mamma logopedista nel suo post Le mani. 
La Montessori aveva creato degli strumenti che potessero aiutare i bambini in questo:  i telai delle allacciature. Costituiscono un valido aiuto, e possono essere fatti con diversi gradi di difficoltà: dai  bottoni più  grandi a quelli più piccoli, cerniere, lacci, chiusure a strappo, ganci e occhielli, bottoni automatici, spille, ecc.
http://www.gonzagarredi.it/Sezione.jsp?titolo=Materiali+Montessori&idSezione=18
In questo post trovate un’idea molto semplice per fare con poco i telai montessoriani.
Però nella vita quotidiana dovrebbero essere i vestiti stessi ad offrire le occasioni per sviluppare la manualità.  Trovo purtroppo che nel mercato oggi ci sia tantissima varietà di capi bellissimi, ma pochi tengono conto di questo bisogno.  C'è, per esempio, una scarsa offerta di capi di abbigliamento per bambini da due a tre anni con bottoni della giusta dimensione (piuttosto grandi) perché loro siano in grado di abbottonarsi da soli. 
Quando acquistiamo i vestiti per i nostri figli, così come le scarpe, cerchiamo di tenere in mente queste considerazioni e di sceglierli cercando di offrirgli diversi livelli di complessità per le chiusure in modo che loro abbiano l’opportunità di provarli ed impararli tutti.  Sono sicura che saranno contenti e fieri di sé.
Non perdetevi il prossimo post, mercoledì 2 aprile.  La cameretta. Parte III. Giocare.

8 commenti:

  1. Molto bello questo articolo. Concordo soprattutto col fatto che non sia necessario sposare un metodo, ma adattarlo in modo quasi istintivo alla situazione personale. Mi è piaciuta molto anche l'idea delle etichette, penso che la copierò subito, visto che noi in cabina abbiamo organizzato tutto in scatole accessibili.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Grazie Ella!, si... le etichette sono davvero utili!.- Un abbraccio, Adriana.

      Elimina
  2. cara adriana che bello questo articolo:davvero illuminante!
    Tra l'altro credo proprio che dovrò dare una sistemata al caos nel quale i miei piccoli si muovono per raggiungere le loro cose...

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Grazie Francesca!, be' è facile arrivare al caos con bambini... ma se gli proponi un ambinete ordinato poi è più probabile che loro stessi contribuiscano a mantenerlo in ordine!. Un abbraccio e grazie di essere passata da qui !... Adriana.

      Elimina
  3. finalmente riesco a leggerlo tutto! in questi giorni mi accostavo al computer sempre con un tempo insufficiente che non mi faceva raggiungere mai la fine. e finalmente ti dico: molto bello! la questione vestizione qui procede abbastanza bene, c'è molta curiosità nel tentarci e buoni risultati (anche se il grande è in una fase regressiva, adesso che sa farlo...), però è vero che le chiusure, o ciappe, o zip dei vestiti per bambini non sempre seguono le loro possibilita. da quando pietro, il più piccolo, ha cominciato con i suoi tentativi, io ho iniziato a proporgli solo i pantaloni senza bottone e asola perchè mi faceva piacere che riuscisse a "completare l'opera" da solo.
    e poi mi piace un sacco l'omino in fase di vestizione, mi sa che lo rubo per loro, posso?!

    RispondiElimina
  4. hehehe... si... forse è un po' lungo!... Grazie, mi fa piacere che a casa tua proceda bene, comunque devo dirti che anche Marta, non che sia regredita, ma spesso vuole che le faccio compagnia mentre si veste (la chiamano gelosia?)...l'omino in fase di vestizione lo puoi prendere senza problemi, però purtroppo è in bassa... in realtà volevo rendere queste immagini accessibili facendole free printable, ma le ultime volte che ci ho provato non ci sono riuscita... devo perfezionarmi un po' tecnicamente e saranno scaricabili. Ti farò sapere!. Un abbraccio.

    RispondiElimina
  5. Alessia ha lasciato questo commento (che mi ha inviato via email).
    Cara Adriana, ti leggo sempre volentieri anche se non ho mai tempo per lasciarti un commento.
    Oggi però vorrei proprio farlo perché giusto domenica mio figlio di tre anni è riuscito, per la prima volta, a sfilarsi i pantaloni del pigiama e le calze da solo. Come puoi leggere, non siamo ancora decisamente arrivati alla fase "vestirsi", ma questo piccolo passo e la lettura del tuo bell'articolo mi fanno ben sperare che qualcosa si stia muovendo, che l'aria stia cambiando. Mi piacciono le concidenze, penso da sempre che portino bene.
    Giulio, mio figlio, ha delle difficoltà nelle piccole azioni quotidiane, specialmente quelle che implicano dei passaggi: vestirsi, svestirsi, addormentarsi, svegliarsi, lavarsi, uscire, entrare...Credo che senta nostalgia di un'atavica fluidità che, qui, non ci è dato sperimentare. Se potesse esprimere un desiderio magico credo chiederebbe il dono dell'ubiquità (il termine giusto glielo suggerirebbe la mamma) per poter mettere in atto tutte le sue idee contemporaneamente, per non dover interrompere mai nessun processo che sia un gioco, guardare un cartone, correre al parco. Non è questione di concentrazione perché quando deve seguire la sua immaginazione giocando da solo si impegna oltre ogni limite; non è nemmeno pigrizia perché quando ha in mente uno scopo preciso guai a mettersi in mezzo; e non è nemmeno questione di manualità perché lui con quelle sue manine piccole riesce a fare bene molte cose. E' tutta questione di tempo, di non perdere l'attimo, di non volersi togliere di dosso qualcosa di suo (per questo motivo, suppongo, portiamo ancora il pannolino). E non è questione di essere viziato - io sono una mamma molto severa -, ma di una difficoltà legata alla sua indole che al momento mi sono permessa di rispettare.
    Quando giungerà il tempo di vestirsi da solo, cara Adriana, terrò certamente a mente i tuoi consigli e la bella cassettiera che hai inserito come immagine. Per ora i vestiti di Giulio occupano gli ultimi due cassetti in camera nostra...molto raggiungibili...volendo!

    RispondiElimina
  6. cara Alessia,

    Che bello questo tuo commento!. Mi fa pensare quanto l'universo dei bambini sia complesso e quanto sia difficile parlare ai genitori da genitore, ognuno con esperienze diverse.
    Mi farebbe piacere conoscere Giulio, un tipo decisamente immerso nel suo universo personale... mi sembra un po' caparbio e indipendente, e un po' mi ricorda Marta.
    I passaggi sono sempre momenti difficili, come nel mondo fisico abbiamo anche noi la nostra inerzia vitale. Mi fa piacere che quel qualcosa, quella forza misteriosa scattata all'improvviso dentro di Giulio che è riuscita a romperla, sia accaduta in questi giorni, insieme a questo articolo. Così, grazie a questa felice coincidenza, ho il piacere di incontrarti da queste parti!. un abbraccio e a presto,

    Adriana.

    RispondiElimina