Stare a tavola e imparare a parlare. (guest post di mammalogopedista)


4.6.14

Oggi, in contemporanea, mamma logopedista ed io scambiamo idee e opinioni sul mangiare e stare a tavola, il grande amore degli italiani, ma non sempre dei bambini.  A lei la parola.
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Siamo in Italia, un paese con tradizione storica dello stare a tavola, una cosa che praticamente abbiamo nel DNA come in nessuna altra parte del mondo. In quale altro paese si pranza e si cena come qui, con tempi dilatati e dedicati?

 Eppure tutti i giorni sento genitori raccontarmi come sia difficile tenere i bambini lì e quali cattivi rapporti ci siano con il cibo; insomma c’è qualcosa che non torna.

I bambini, dalla mia esperienza sia di mamma sia di logopedista, amano stare con i grandi, emularli e prendere parte alle cose importanti che succedono a casa.

Allora forse il punto è proprio questo: quanto è importante per noi? Quanto siamo consapevoli della bellezza di questo momento? La condividiamo nel modo giusto? Una parte di queste difficoltà è forse legata a come noi “stiamo in questi momenti”.


Quanto Seguirà non ha nessun valore scientifico, ma si basa su elementi tratti dalle mille conversazioni fatte con i genitori.

Prima di tutto credo veramente che ci siano due modi di imparare e vivere le cose, uno è un modo divertente, l’altro no! A volte per fare sì che le cose siano divertenti serve un po’ di fantasia, ma più che altro abbandonare vecchi schemi magari legati alle nostre esperienze infantili che forse non sono state un granchè … comunque …

Ecco il modo divertente:
•    Mangiare insieme sempre, se uno dei due genitori non può, allora lo può fare l’altro. I bimbi appena acquistata  l’abilità di stare seduti (7-8  mesi)  vogliono stare a tavola e non nei seggioloni, quindi abbandonare il prima possibile piano pappa ed accostarlo al tavolo è davvero una buona idea. Io, quando le mie bimbe sono state abbastanza grandi, mi sono trovata bene col seggiolone Stokke, che stiamo tutt’ora usando perché regolabile sia nella seduta, sia nel poggiapiedi.


•    Divertente è sporcarsi e pastrocchiare e girarsi il cucchiaio in bocca e sulle labbra leccarlo e magari anche lanciarlo; di solito però lanciano i cucchiai i bimbi che non hanno la libertà di sporcarsi, altrimenti se lo leccano!
•    Fare dei mini happy hour  con tocchi di pane secco o carote crude in modo che il bambino possa sperimentare una oralità sempre diversa con gusti differenziati  e consistenze diverse; mano a mano che crescerà e potrà diversificare i cibi, provate con pezzetti di formaggio, di frutta, di verdura ...
•    Tenete sempre presente che lo stomachino del vostro bimbo è piccolo, non fatevi ingannare dalle apparenze, la quantità di cibo necessaria è davvero poca; fatevi un’idea con questa immagine presa da questo articolo sul sito autosvezzamento.it, si spiega da sola!


•    Via libera alle chiacchiere serene, mentre la bocca mastica, succhia, biascica, morde, soffia, impara anche tanti movimenti utili per parlare e il bimbo stando con voi, imparerà a parlare mangiando e ascoltando.

Ecco il modo non divertente:
•    Mangiare con giochi e tv davanti. Lo so, sembra divertente, ma non lo è: in pratica è un modo perfetto per togliere il piacere  del mangiare spostando l’attenzione su altri stimoli inutili se non dannosi.
•    Mangiare in un momento separato dalla famiglia, se proprio non avete modo di farlo tutti insieme, quando mangiate voi adulti, rimettete a tavola il bimbo con voi con davanti una cosa da sgranocchiare.

Ed ecco le situazioni/scusa miste a senso di colpa che più spesso mi riportano i genitori:

Non vuole stare a tavola
Per me le cose più importanti sono che la tv sia spenta e che l’ambiente sia tranquillo e senza troppi giochi in giro; ai bimbi piacciono i confini precisi, cioè quegli spazi dove l’attività o il momento si “spiegano da soli”; cioè è chiaro che se entro in cucina e vedo apparecchiato, la pentola pronta e sento il profumino … be’ allora è proprio ora di mangiare!
Unitamente a questa definizione spazio-temporale, può essere utile coinvolgere attivamente  il bambino. Quando il bimbo è in grado di camminare, si possono già trovare alcune attività da fargli svolgere come per esempio mettere i tovaglioli in tavola; leggete l’articolo di Adriana e troverete begli spunti per apparecchiare la tavola alla Montessori. Se è più piccolo, tenerselo vicino a tavola con un po’ di cibo che sperimentare con le mani è un modo molto divertente per tenerlo nel momento.

 
Rifiuta i cibi

In questo caso ci sarebbero da fare alcune considerazioni; è chiaro che se io mi sto mangiando le lasagne e lui ha una pappa, 100% garantito che anche lui vorrà le lasagne! Si potrebbe approfittare di queste occasioni per rinunciare noi stessi a cibi troppo elaborati ed abituarsi a mangiare più o meno cose similari, in fondo si tratta solo di qualche mese e poi piano piano si potrà conciare a variegare gli alimenti.

Vuole sempre lo stesso cibo
Alcuni bambini, invece, si abituano a certe consistenze molto facilmente e se sono un po’ sensibili ai cambiamenti, prediligeranno sempre lo stesso cibo; l’unico modo per non cadere in questo tranello è prevenire l’insediarsi di abitudini routinarie offrendo fin dall’inizio molta varietà al bambino.
Spesso queste situazioni si consolidano anche per i timori dei genitori legati al soffocamento.
 Per fare un esempio concreto sarebbero da prediligere agli omogeneizzati, cibi tritati o frullati finemente: l’omogeneizzato, infatti, non consente una ricca esperienza in quanto la consistenza è assolutamente omogenea, mentre nel frullato possono crearsi pezzetti più o meno fini ma con una varietà di consistenza, forma e dimensione molto ricca. In fondo, parlando di bambini che vanno dai 6 ai 9 mesi, non è poi necessario fornire cibi “piatti”, anzi, meglio che siano stimolanti.
Per esempio, non è sempre necessario fare delle pappe con dentro tutto, si potrebbero già proporre delle puree con a fianco un trito di carne o pesce, il piatto assomiglierebbe a quello di mamma e papà e darebbe già al bimbo la possibilità di distinguere i sapori di pietanze diverse.


Il modo divertente di stare a tovale,  consente di strutturare un piacere legato al momento del pasto che permetterà  così di raggiungere una buona oralità, una bocca competente da un punto di vista motorio e che quindi produrrà quasi certamente una buona qualità articolatoria del linguaggio.

Stare a tavola in modo divertente permette anche l’insediarsi di buone modalità comunicative in un clima sereno: conoscete una attività di condivisione per tutta la famiglia migliore dello stare a tavola insieme? Ognuno, in base all’età e alle sue possibilità darà un apporto diverso, ma comunque prezioso.

2 commenti:

  1. non avevo mai pensato al nesso tra alimentazione e capacità verbale, dovrò dirlo ad un'amica che ha due figli entrambi con difficoltà linguistiche (il primo di 5 anni va da una logopedista e il secondo di 3 quasi non parla!), e lei è una con un rapporto difficile con il cibo, sia per se stessa che di conseguenza con i figli....un buono spunto di riflessione: grazie!

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  2. E' un post interessantissimo, complimenti! Io, nella mia ignoranza in materia, ho messo in atto a suo tempo alcuni di questi spunti, come tenere le bambine a tavola con noi (w la Tripp trapp!), dar loro il più possibile le stesse cose che mangiamo noi, e lasciare che si sporcassero liberamente. Concordo molto sul fatto che sia sbagliatissimo farli mangiare davanti alla tv, ne avevo parlato anche in un pezzo che ho fatto per la mia rubrica sul quotidiano con cui collaboro... si perde completamente la cognizione di cosa si sta mandando giù e come!
    Un abbraccio, grazie mille Adriana

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